UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

mercoledì 17 aprile 2024

IL SIGNIFICATO DI QUELL’ALTRO “18 APRILE”
di Franco Astengo



Nella storia d’Italia la data del 18 aprile ha rappresentato per ben due volte l’occasione per segnare una svolta epocale: nella prima occasione, quella del 1948 quando si svolsero le elezioni per la Prima Legislatura Repubblicana con il successo della Democrazia Cristiana e la sconfitta del Fronte Popolare. In un’occasione successiva, quella del 1993, le urne furono aperte per un referendum che (tra altri convocati in quell’occasione) interessava la legge elettorale del Senato. La riforma elettorale era considerata allora, semplicisticamente, la chiave di volta per modificare l’intero assetto del sistema politico scosso dalla caduta del muro di Berlino, dalla stipula del trattato di Maastricht e da Tangentopoli con l'esito della sparizione dei grandi partiti storici a integrazione di massa. In quel momento c’era chi, come il movimento capeggiato da Mario Segni oppure parte del PDS proclamava che l’adozione di un sistema elettorale maggioritario avrebbe semplificato il sistema, resa stabile la governabilità, fatta giustizia della corruzione, reso trasparente il rapporto tra eletti ed elettori. Mai promesse da marinaio come quelle enunciate all’epoca hanno causato una vera e propria distorsione nella capacità pubblica di disporre di una corretta visione politica. L’esito referendario del 18 aprile 1993 significò un punto di vera e propria battuta d’arresto per lo sviluppo democratico del nostro Paese, considerato che dalle elezioni del 1994 in avanti il corpo elettorale non ha mai più avuto la possibilità concreta di scegliere i propri rappresentanti. 



Si è passati da un sistema misto di collegi uninominali e liste proporzionali bloccate a un sistema proporzionale interamente formato da liste bloccate e, dopo aver tentato addirittura di proporre un sistema che avrebbe fornito la maggioranza assoluta con liste bloccate senza alcuna soglia da raggiungere sul modello della legge fascista Acerbo del 1924, ad un altro sistema misto con collegi uninominali, divieto di voto disgiunto e liste ancora bloccate. In due occasioni la Corte Costituzionale su iniziativa di un pool di avvocati coordinati dall’indimenticabile Felice Besostri e nell’indifferenza totale delle forze politiche dichiarò illegittime le formule elettorali (l’una in uso e l’altra in divenire). Un esito quello dettato dalla Corte assolutamente respinto dagli attori istituzionali del sistema politico che hanno continuato a pensare alla stabilizzazione dei propri “cerchi magici” e al mantenimento di quote di potere anziché riflettere sui temi della partecipazione, del rapporto tra governabilità e rappresentanza e sul mutamento delle forme di intermediazione politica come sarebbe stato e sarebbe (urgentemente) necessario.



L’elettorato sembra ormai arreso all’idea del prevalere di una logica di “voto di scambio” di massa elargito sulla spinta di una crescente sfiducia nelle istituzioni. Quasi contemporaneamente fu adottato il sistema dell’elezione diretta per i Comuni e successivamente per le Regioni: altri due temi sui quali sarebbe opportuno riformulare qualche valutazione di merito. Il veicolo della personalizzazione della politica per ottenere la stabilità di governo si è rivelato, infatti, irto di complesse difficoltà dal punto di vista della piena espressione della volontà democratica e portato, soprattutto nel caso delle Regioni, ad un vero e proprio spostamento d’asse nella natura istituzionale e nelle finalità legislative (Regioni) e giuridico-amministrative degli enti. Intanto il sistema politico italiano sta ancora trasformandosi cercando un assetto più o meno stabile nella sua quasi infinita transizione. Dopo una concitata fase di crescita esponenziale dell’astensionismo e di esagerata volatilità elettorale dovuta all’impulso populista che ha attraversato il sistema dei comitati elettorali (difficile definirli come partiti) sta prendendo quota una inedita versione del bipolarismo.



Non è più il tempo di “centro-destra” e “centro-sinistra”.
L’acuirsi delle grandi contraddizioni in quadro di inasprimento delle contrapposizioni sociali e di difficoltà nell’individuare soggetti di riconoscimento politico, ha spinto verso  una radicalità che, da una parte, sta originando un fenomeno emergente di formazione di una destra compiutamente conservatrice tendenzialmente egemone sulle forze populiste sia in senso federale, sia in senso europeista “moderato”; dall’altro canto si rileva una spinta in direzione di una sinistra capace di rappresentare il moderno intreccio tra le fratture sociali post-materialiste e quelle che convergono sugli assi tradizionali di riferimento della sinistra storica. L’interrogativo rimane quello del tipo di sistema istituzionale può meglio accogliere questo tipo di tensione in atto. La difesa della democrazia repubblicana imperniata sulla forma di governo parlamentare e  il rifiuto di un ulteriore inoltrarsi nella personalizzazione delle figure monocratiche, appare ancora come possibile punto di riferimento per riuscire ad aggregare l’opposizione costituzionale allo scopo di elaborare una proposta che, in questo quadro così complicato, riequilibri governabilità e rappresentanza senza prestare il fianco ad avventure assimilabili a quelle che, in altri Paesi, hanno portato all’esito delle “democrature”.

 

GRANDI OPERE



TAV, collaudo negato allo ‘Scavalco’ di Firenze: dinanzi all’ARPAT la testimonianza del presidente della Commissione tecnico-amministrativa
Per Idra solo il primo passo, mentre altre sorprese affiorano dalle attività istituzionali dell’Agenzia ambientale.
 
Terzo incontro di Idra, in questa nuova stagione di lavori TAV, con l’Agenzia per la protezione ambientale della Toscana, presenti il direttore generale Pietro Rubellini e i referenti per il monitoraggio del progetto Antongiulio Barbaro e Luca Ranfagni, dopo i colloqui di aprile e maggio 2023.
Ospite l’ing. Luigi Francesco Montanari, presidente della Commissione di collaudo tecnico-amministrativo in corso d’opera, che dopo aver ringraziato i presenti per l’invito, li ha informati di aver ricoperto il ruolo di presidente della Commissione a seguito di gara pubblica indetta da Rfi alla quale, per gli elevati requisiti richiesti, parteciparono due soli concorrenti. La gara pubblica - ha sottolineato - è a tutela dell’indipendenza della Commissione nel certificare la corretta esecuzione tecnico-amministrativa dell’opera eseguita.
Oggetto del collaudo – ha aggiunto - erano in sintesi la progettazione esecutiva, l’attività di Direzione Lavori, le opere del sottoattraversamento. La normativa prevede che l’incarico di collaudo in corso d’opera sia assegnato entro tre mesi dalla consegna dei lavori. Al contrario, l’incarico alla Commissione fu affidato alla fine del 2014, quando il Lotto 1- Scavalco era già stato dichiarato ultimato con relativo Verbale nel 2012, e la progettazione esecutiva era stata conclusa e pagata.
Dai controlli della Commissione la progettazione esecutiva, compensata con un importo prossimo ai 10 milioni di euro, risultò carente ed incompleta, per cui è presumibile che l’elevato importo speso per l’aggiornamento del progetto (la cosiddetta ‘project review’) sia stato destinato, in parte, a colmare le carenze del progetto originario.
Le prime visite in corso d’opera furono riservate al Lotto 1. Lo Scavalco si presentava pesantemente infiltrato e, nonostante ciò, era contabilizzato a prezzo pieno malgrado l’evidenza di una tale non conformità.
A lasciare interdetta la Commissione fu che lo Scavalco, essendo costituito da gallerie artificiali costruite a cielo aperto, presentava la situazione ideale per realizzare, come dovuto, una perfetta impermeabilizzazione a tenuta stagna. Dall’esame della progettazione esecutiva emerse alla Commissione un evidente errore progettuale. La guaina di impermeabilizzazione lasciava infatti scoperto il punto d’appoggio del traverso sul piedritto, senza neppure l’inserimento di un cordone bentonitico, in presenza del livello massimo della falda che risulta più alto. Ne conseguiva il trafilamento, da tale punto, dell’acqua di falda all’interno della galleria e la sua penetrazione tra guaina di impermeabilizzazione e paramento esterno del piedritto, con la conseguente distribuzione lungo lo Scavalco e l’infiltrazione all’interno attraverso i giunti dei getti e le crepe da ritiro”-
Montanari ha inoltre precisato: In seguito al fallimento di Condotte, tra Rfi e i Commissari di Condotte venne sottoscritto un Accordo Quadro che comprende anche la controllata Nodavia. Al riguardo, l’Accordo Quadro stabiliva tra l’altro le condizioni tecnico-economiche in base alle quali la Commissione di collaudo avrebbe dovuto emettere il Verbale di Accertamento [che attesta la situazione al momento della risoluzione contrattuale], e fissava al più presto il collaudo delle opere eseguite da Nodavia, disponendo la presentazione della Polizza Decennale Postuma del Lotto 1  [che copre soli i danni eventualmente emergenti successivamente all’emissione del certificato di collaudo] in quanto già ultimato nel 2012. La Commissione ha redatto quindi il Verbale di Accertamento elencando e valorizzando tutti i gravi difetti sia tecnici che amministrativi riscontrati, e dichiarando che lo Scavalco in quelle condizioni non possedeva i requisiti di collaudabilità.
Al riguardo per inciso Montanari ha osservato: Per raggiungere tali requisiti non basteranno semplici iniezioni dall’interno, in quanto i tentativi fatti hanno dato risultati inadeguati”.
Una volta rassegnato il Verbale di Accertamento al Committente Rfi, ha concluso il presidente della Commissione, lo stesso, con Pec, ha informato la Commissione che, con la risoluzione della Convenzione Nodavia/ Rfi, l’incarico era concluso. In definitiva trattando la Commissione, i cui componenti sono pubblici ufficiali, alla stregua di un subappaltatore di Nodavia e lasciando lo Scavalco, dopo 12 anni dall’ultimazione, senza collaudo ed in un intollerabile stato di degrado. L’Ordine degli ingegneri ha contestato con proprio parere motivato la correttezza del comportamento di Rfi.
Si comprende dunque, commenta Idra, come la Corte dei Conti della Toscana abbia annunciato l’apertura di un fascicolo, stando a quanto riportato dalla stampa. Nel Verbale di Accertamento, a cui per due volte Idra ha vanamente chiesto accesso a RFI, è indicata anche una precisa raccomandazione lasciata in eredità al committente: predisporre il piano di emergenza, sin dalla fase di progettazione! Lo prevede la norma. A maggior ragione in una Firenze che è soggetta ad inondazioni. La stessa stazione, per esempio, può essere inondata. È necessario sapere quali sono le opere che saranno eseguite ad evitare che l’acqua entri: non può bastare discuterne a opera conclusa. E fa specie che chi gestisce il territorio (il Comune, la Regione), o comanda il piano di emergenza (la Prefettura) appaia indifferente. Il progetto non è irrilevante rispetto al piano di emergenza: se entra l’acqua nella stazione, saltano tutte le tecnologie! E pensare che sono recenti le inondazioni che hanno causato nel territorio anche prossimo a Firenze gravi danni e morti pur trattandosi di opere in superficie. Le conseguenze per opere in sotterraneo di quella dimensione sarebbero di un altro ordine di grandezza!


 
La conversazione con l’ing. Montanari, seguita con attenzione dai presenti all’incontro, ha permesso di mettere a fuoco altri particolari interessanti, e circostanze concrete e attuali di indubbio interesse. In primo luogo, la particolare qualità del percolato che bagna le pareti e i marciapiedi della galleria dello scavalco. Non si tratta di semplice acqua di falda. Le prime analisi realizzate dall’ARPAT dopo la denuncia all’Osservatorio ambientale di cui si è fatta latrice Idra attestano la presenza di colibacilli fecali (Escherichia coli). La costruzione della prima ‘grande opera’ TAV a Firenze ha dunque impattato non solo con la falda, ma anche con le fognature!
Un altro risultato della campagna di accertamenti che l’ARPAT aveva annunciato, e che risponde anche alle sollecitazioni di Idra in occasione dell’audizione dello scorso ottobre ha fatto rilevare nei pozzi a Castello una presenza di idrocarburi. Ancora del tutto sconosciuta la provenienza, che verosimilmente niente a che vedere con i lavori TAV. Ma pur sempre una presenza incresciosa! L’ing. Montanari ha segnalato in proposito che Firenze farebbe bene a tener conto dell’esperienza degli errori commessi nel sottoattraversamento di Bologna (un invito che, a suo dire, non è mai stato raccolto da RFI) non solo sul piano della prevenzione degli impatti idrogeologici ma anche su quello – più di stretta competenza dell’Agenzia – della depurazione delle acque inquinate: I vostri colleghi di Bologna, dove le acque a monte della stazione sono inquinate, hanno preteso che transitino attraverso dei culligan che la depurano: è un’occasione che non vi dovreste far scappare….
Nel corso del colloquio è stato possibile appurare che persino intorno all cosiddetto ‘inconveniente’ dei piccoli geyser di fango spuntati sul ponte al Pino lo scorso 12 dicembre, durante il passaggio della fresa poco sotto il manto stradale, si è costruita una (innocente?) inesattezza informativa. Inutilmente Idra aveva tentato di ottenere lumi presso RFI e il cosiddetto ‘Comitato di garanzia’, dal quale si attendono ancora le risposte ai quesiti di carattere generale e di dettaglio sui lavori TAV trasmessi il 25 marzo. Diversamente da quel che ha comunicato, e successivamente riconfermato, l’Infopoint di RFI (l’evento occorso il 12/12 u.s. in corrispondenza del Ponte al Pino, ha visto la fuoriuscita di materiale condizionato in superficie a causa di un vecchio carotaggio intercettato durante le operazioni di scavo), i riscontri dell’ARPAT sono più precisi, rispetto a come tutti i media hanno pedissequamente raccontato. L’abbiamo capito, e abbiamo anche le foto, ha risposto il direttore Rubellini a precisa domanda al riguardo. Hanno intercettato quello che pare più un vecchio pozzo. La fresa l’ha “strappato”, era un tubo d’acciaio fenestrato [i tubi fenestrati sono tipici della realizzazione di pozzi e piezometri: si tratta di tubi con fessure che consentono l’ingresso dell’acqua nel pozzo e la sua successiva estrazione da parte della pompa], l’abbiamo potuto vedere una volta estratto dalla fresa…”. Certo, come hanno commentato il dott. Barbaro e il dott. Ranfagni, che fosse un sondaggio, o un vecchio pozzo, è roba di cui si era perso traccia; ed è quasi matematico che in un’area urbana come Firenze il censimento dei pozzi realizzati storicamente possa essere incompleto. Tutto condivisibile. Ma resta che potrebbe risuccedere, come ha confermato lo stesso direttore Rubellini. E ad avviso di Idra è giusto e doveroso che l’opinione pubblica ne sia onestamente informata: Per piccina che essa sia, anche questa è una bugia. C’è da fidarsi di chi dice le bugie?”.
In ogni caso, gli ospiti hanno voluto ringraziare l’ing. Montanari per il contributo di informazioni, e – siamo certi – di riflessioni offerto. In più di un’occasione hanno inteso segnalare tuttavia la propria ‘non competenza’ sui temi proposti dal presidente della Commissione di collaudo. Ma, nell’esprimere riconoscenza per la preziosa (e fin qui unica) disponibilità all’ascolto accordata, la delegazione di Idra (Marco Mordini e Girolamo Dell’Olio) ha voluto rimarcare invece quanto sia di stretta pertinenza della protezione ambientale, e dunque di chi se ne fa carico, il diritto/dovere alla piena conoscenza dei dati che il documento prodotto dalla Commissione di collaudo risulterebbe contenere: Se da questa conversazione risulta che esiste un documento, il Verbale di accertamento, redatto da un pubblico ufficiale,  dal quale si ricavano oggettivamente dati, condizioni e circostanze che attestano e spiegano le interferenze ambientali dovute a una progettazione errata, a noi sembra che voi dovreste esserne istituzionalmente non curiosi: curiosissimi! Se poi la presenza di uno sgrondo fisso di colibacilli in una ‘grande opera’ chiamata a raccordarsi con gli altri 7 km di tunnel progettati da Campo di Marte non è un tema ambientale…!”.
Nel frattempo Idra ha inviato all’ARPAT richiesta di accesso agli atti menzionati nel corso dell’incontro del 25 marzo scorso, e provvederà a darne notizia pubblica appena acquisiti:
a) la documentazione fotografica dell’impatto della talpa a dicembre al ponte al Pino;
b) le analisi delle acque inquinate da colibacilli all’interno della galleria e da idrocarburi nei pozzi di Castello;
c) il carteggio attivato al riguardo da ARPAT coi soggetti interessati, Publiacqua e Comune di Firenze;
d) i risultati degli accertamenti sul decadimento a Cavriglia degli additivi chimici alle terre di scavo che da qualche settimana hanno iniziato a essere trasferite in provincia di Arezzo;
e) i risultati delle verifiche condotte meritoriamente dall’ARPAT in collaborazione con l’ARPA Lazio nel campo-prove di Pomezia.
Nuovo appuntamento fra Idra e ARPAT tra un mese.
Associazione di volontariato Idra
 

martedì 16 aprile 2024

BIBLIOTECA GALLARATESE



 
Venerdì 19 aprile 2024 ore 18.00 presso la Biblioteca Gallaratese via G. Quarenghi, 21 Milano incontro sul tema: Sistemi Elettorali a confronto. Negli ultimi trent'anni i cittadini italiani hanno assistito alla nascita di diverse leggi elettorali: Parlamento Europeo (1979), Elezioni comunali (1993), Elezioni regionali (1999), Città metropolitane e Province (2014) mentre, per il rinnovo del Parlamento italiano, dal 1993 a oggi si sono susseguiti ben 4 sistemi elettorali di cui uno, il cosiddetto Italicum, mai applicato e altri modificati da due successive sentenze della Corte Costituzionale. Non stupisce che i cittadini possano sentirsi disorientati e cresca in loro la disaffezione al voto di fronte a una progressiva erosione del diritto di scelta dei propri rappresentanti garantito dall'art. 48 della Costituzione italiana e visto che, in diversi casi, persistono forti sospetti di incostituzionalità. Ci aiuteranno a inquadrare la genesi e i punti ''caldi'' di queste leggi: Sergio Bagnasco, membro del direttivo del ''CDC - Coordinamento Democrazia Costituzionale" e Giuseppe Natale, presidente della sezione Anpi di Crescenzago, storico.
A cura del Comitato Proteggiamo il Monte Stella

Ingresso libero sino a esaurimento posti
Per arrivare: M1-fermata Bonola, bus 40, 68, 69.
Ampia area di parcheggio gratuito davanti al centro commerciale Bonola con ingressi dalla via Kant. Da qui per accedere alla biblioteca seguire a piedi il vialetto esterno che sale a zig zag fino al primo piano dell'edificio

RICORDANDO VITTORIO
Stefano di Bonanni

Vittorio Arrigoni

Sono trascorsi tredici anni da quel giorno cruciale. Il 15 aprile 2011, il corpo di Vittorio Arrigoni fu trovato senza vita, rapito il giorno prima. Per me, questa data è diventata un momento di riflessione morale, un bilancio della mia vita. Il suo motto, “Restiamo Umani”, pronunciato a Gaza sotto le bombe israeliane durante l’operazione Piombo Fuso, è diventato il mio mantra. Durante quel periodo, mi trovavo in Kosovo per la mia prima missione di pace. I post del suo blog “Guerrilla Radio” mi colpivano ogni giorno. Come si può rimanere umani quando sembra non esserci più nulla di umano? Le sue parole però acquistavano forza proprio in quelle circostanze. Per Vittorio, quel conflitto non era un argomento da salotto, né una semplice disputa storica tra due popoli; rappresentava la realtà quotidiana di due milioni di persone, e lui scelse di restare lì con loro, più che per loro. Il suo esempio ancor più delle sue parole è la sua eredità. Quando appresi della sua morte, ero in viaggio da due anni intorno al mondo, diretto verso quella terra a cui lui aveva dedicato gran parte della sua esistenza. Le sue parole mi hanno sempre accompagnato nei miei viaggi. Tra le molte immagini che ci ha trasmesso, c'è quella di un dialogo con un medico che desidero condividere per continuare a riflettere insieme:
“Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola” mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. “Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato”. Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua “Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…” il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. “Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi la schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati”.
A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime.
Vittorio Arrigoni - Gaza. Restiamo umani
Oggi quell’ospedale non esiste più, è stato completamente messo fuori uso dall’esercito israeliano. La nostra indignazione si manifesta spesso in parole di disapprovazione o tristezza di fronte alle notizie, ma senza un’azione concreta per opporsi alle ingiustizie generate dal sistema. Il vero problema non risiede in Israele o negli israeliani, ma nella cultura occidentale che tende a sopprimere ciò che è diverso. L’umanità non dovrebbe essere preservata solo in tempo di guerra; dovremmo praticarla ogni giorno per evitare di deumanizzare 2 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile. Per realizzare un cambiamento, dobbiamo iniziare da noi stessi. I tristi eventi recenti ci portano a sperare che, con l’escalation del conflitto alle porte dell’Europa e le sue ripercussioni economiche, possiamo trovare lo stimolo per riconsiderare le nostre vite e mettere fine a uno degli imperialismi più pericolosi: quello del capitalismo, che sembra aver temporaneamente trionfato sulla nostra umanità. È per questo che oggi, più che mai, dobbiamo ricordare Vittorio e il suo messaggio.

MUSICA COLTA
di Graziella Baroli


 
Sabato 6 aprile 2024 un insolito concerto nella chiesetta di San Carlino a Milano: un connubio fra musica barocca e musica del Novecento.
Il titolo: “Echi moderni di antichi richiami”, con G.Ph. Telemann che fa da fil rouge: sonate per flauto e basso continuo e fantasie per clavicembalo solo accompagnano l’esecuzione di brani di B. Bartok (interessante la ricerca ritmica dei brani per flauto e cembalo), di B. Heller (tre brani visionari per flauto solo), un brano molto vivace di Lucia Corini- Ameno trastullo - che è anche solista al flauto.



Penso che non capiti spesso di ascoltare un brano scritto da un musicista contemporaneo eseguito dallo stesso, una piacevole sorpresa, per non parlare degli altri brani sempre per flauto e cembalo di Franco Margola già docente di composizione al Conservatorio di Milano, leggeri, ariosi e pieni di delicatezza.
Accostare Telemann a questi musicisti del Novecento è stata una scelta mirata; chi più di questo autore può rappresentare un musicista sempre attento all’evoluzione delle idee compositive del suo tempo? Una lunga vita compositiva quella di Telemann: dal 1681 al 1767, iniziata aderendo come tutti i suoi contemporanei i dettami delle tecniche compositive polifoniche tanto care a J.S. Bach per poi proseguire con uno sguardo alla melodia con accompagnamento e per poi finire con lo stile galante.


Lucia Corini

Aggiungo una bella presentazione di Lucia Corini: Siamo soliti confinare flauto dolce e clavicembalo in un'antichità poco definita, compresa fra la fine del Quattrocento e la metà del Settecento, senza tener conto di tutti i mutamenti stilistici, organologici, culturali e societari intervenuti in tale ampio lasso di tempo. Ancor più siamo soliti non considerare gli sviluppi successivi di questi strumenti, che, superato in una sorta d’ibernazione il periodo dal pre al post Romanticismo, hanno trovato nuova vita nel corso del Novecento.


Graziella Baroli

Il programma presentato mette in relazione una piccolissima parte della copiosa produzione barocca di Georg Philipp Telemann con alcuni esempi in ambito moderno. Volutamente sono state tralasciate le sperimentazioni sonore estreme, per consentire un buon confronto di ricerca tecnica, timbrica ed emotiva, considerando che il Telemann che oggi giudichiamo storico, all’epoca sua era del tutto attuale.
Pubblico attento e partecipe.

 

A MILANO
Poeti contro la guerra




A BERGAMO
Una lista contro la guerra





A BUSTO ARSIZIO
Per la Palestina




LUCCHESI IN GUERRA
A S. Anna di Lucca




TUROLDO E PASOLINI
A Casarsa della Delizia




 

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